lunedì 28 marzo 2011

Mondo Bizarro Ramones (Chrysalis 1992)













Partiamo dalla fine degli anni '80, una decade che vide i Ramones affrontare un periodo di crisi e appannamento sia dal punto di vista creativo che da quello live,ma la prima rinascita ebbe inizio grazie a Too Tough to Die, prima e Brain Drain dopo,, grazie anche ad un paio di singoli ben assestati (Pet Semetery..) che fecero ben sperare i tanti fans della punk band per antonomasia.
Poi Dee Dee Ramone lasciò il gruppo, sempre più solo contro tutti, sempre più junkie &loser  e la situazione sembrò precipitare di nuovo.
Ma le vie del signore sono infinite e tocca a CJ, giovane e sconosciuto bassista, ex marine e fan della band ad imbracciare il basso ed entrare in studio per l'ennesimo album dei fratelli più veloci del pianeta.
Ed il Mondo è davvero Bizzarro, perchè ne esce fuori uno dei migliori lavori dei Ramones, il naturale proseguimento del percorso iniziato con Brain Drain, ma con tanta energia, freschezza ed un pugno di ottime canzoni.
L'album si apre con Censorshit, una dura invettiva contro la censura nel mondo della musica e contro il PRMC, il partito dei bigottoni moralisti, guidato da Tipper Gore, che tra gli anni'80 e 90 diede parecchio filo da torcere a diverse rock band accusandole di satanismo e perversioni varie, trovando significati assurdi nei testi delle loro canzoni.
Ah, tipper come, ain't you been getting it on?
Ask Ozzie, Zappa or me.
We'll show you what it's like to be free.

Ah, tipper come on, it's just
a smoke screen for the real problems:
S&L deficit, the homeless, the environment.

MB fila via che è un piacere, tra pezzi tirati e le fantastiche melodie che hanno reso celebri i Ramones, anche se troviamo brani più complessi rispetto al passato, ottimi arrangiamenti e anche un netto miglioramento a livello di songwriting.
Il singolo che fa da traino all'album è Poison Heart, una dark pop ballad sulla scia di Pet Semetary, che  tralaltro porta ancora la firma di DD Ramone nei credits e nonostante la melodia di facile appiglio ha un testo decadent, amaro ed oscuro.
I just want to walk right out of this world,
'cause everybody has a poison heart.
I just want to walk right out of this world,
'cause everybody has a poison heart.

Ma non si possono tralasciare momenti più scanzonati ed evasivi come nella "surf song" Touring, un vero tributo alla vita on the road che i Ramones hanno fatto in oltre vent'anni di carriera, oppure in It's gonna be Allright dedicata a tutti i loro fans che non hanno mai smesso di amarli e seguirli.
To our fans far and near We're so glad you could all be here
And when life get so-oh-oh hard You make it all worthwhile
Screaming, shouting, wham-slam-bam That wild headbanging style

Da notare tra le lyrics di questa canzone il benvenuto a CJ nella famiglia
Got good feelings about this year All is very well, C.J. is here
'92 spells more fun, let's get into gear It's the year of the monkey, gonna be real funky
Buy yourself a beer

Citando il nuovo innesto non si può tralasciare il suo contributo anche dal punto di vista vocale come in Strenght to Endure, meravigliosa nella sua epicità, nel suo esser cosi diretta e nel suo messaggio di non mollare mai.
In ogni loro album i Ramones hanno sempre messo qualche cover rifatta a modo loro e su MB è il turno di Take it as it Comes dei Doors, in una versione stravolta e acida più che mai, mentre la ballad I won't let it Happen è uno dei momenti più tranquilli e riflessivi del disco, con un Joey Ramone magnifico nella sua interpretazione, sempre alla ricerca della "Perfect Pop Song", ma con un espressività ed una voce commovente. Girando in rete mi sono imbattuto in alcune versioni acustiche davvero toccanti.
In conclusione Mondo Bizarro è uno dei migliori dischi dei Ramones e aprirà l'ultima fase della loro carriera, ridando loro gran spolvero e grazie anche a CJ una grande scossa ed energia anche dal punto di vista live, che si protrarrà ancora per qualche anno fino al loro scioglimento e a tutto quello che venne in seguito.
All is well,Cj is here
P.S.
A tal proposito segnalo il tour italiano di CJ Ramone nel mese di aprile, che toccherà quattro date nel nostro paese...non mancate!
x info: http://www.gabbagabbabook.com/
         http://www.myspace.com/cjramoneamericanpunk

lunedì 21 marzo 2011

MondoPop The Smalltown Rockets (Fastball Music/Sony 2011)













E' decisamente piacevole girovagare per la Rete ed imbattersi in gruppi semisconosciuti che propongono ottima musica e che aspettano solo di essere scovati e divenire la "next big Thing" grazie al più classico dei passaparola.
E' il caso dei tedeschi Smalltown Rockets, from Stuttgart, band mai sentita nominare prima, ma che mi ha piacevolmente impressionato grazie al suo ultimo album Mondopop. Ho cercato qualche notizia in più su di loro, ma a parte un album precedente ed una manciata di date tra Germania, Olanda e Svizzera non ho trovato molto di più, ma vi assicuro che ascoltando le tracce di questo lavoro, sicuramnete si ritaglieranno uno spazio loro nella scena punk rock europea.
Il genere proposto dai Nostri è un veloce e spensierato pop-punk, infarcito di ritmo e melodia, con ritmiche veloci, cori ed una voce pulita che rimanda sicuramente ai classici Ramones, Blondie, una spuzzata di Beatles, il flower punk pop italiano di metà anni'90 e i Radio Birdman, soprattutto per il finisssimo gusto di piazzare degli ottimi assoli di chitarra all'interno dei brani, che tanto mi hanno ricordato la band di Deniz Tek.
L'album dura una mezzora abbondante e fila via veloce, ma sarà impossibile non voler farlo ripartire da capo, tanto sono efficaci e catchy i ritornelli, meraviglisoi anthem che si incastrano in testa e non se ne vanno più, cosi come è impossibile rimanere immobili durante l'ascolto, grazie al ritmo incalzante e ad una produzione cristallina che mette in primo piano le melodie ariose di Mondopop.
L'opener Heartbreaker potrebbe diventare una "HitBreaker" per impatto e coinvolgimento, cosi come le seguenti Lost o We're Dangerous, arricchite da coretti e Uhh-Uhh che farebbero la gioia di qualsiasi fan di Beatles e Ramones.
Proseguendo nell'ascolto segnalo Come Back to Me molto Cure-Style, mentre in Demonic Supersonic ritroviamo veloci fughe chitarristiche che mi hanno fatto pensare ai Radio Birdman ed allo stile di Deniz Tek.
Inutile dilungarsi sulla descrizione minuziosa di ogni singolo brano, il rock and roll è da consumare ascoltandolo, non perdendo troppo tempo tra le righe di una recensione, quindi vi invito a cercare, scaricare e poi comprare questo album fantastico che difficilmente deluderà i fans del punk and roll più melodico!



sabato 12 marzo 2011

Backspacer Pearl Jam (Monkeywrench Rec./Universal 2009)













Beh, se devo dirla tutta lo scorso decennio le produzioni targate PJ mi avevano abbastanza deluso, tanto da allontanarmi parecchio dalla band di Seattle, da sempre tra le mie preferite sin dagli esordi con il magnifico Ten.Ma la piega presa dai lavori "post Yeld", troppo asettici,ridondanti e impregnati di politica, a parte sporadici singoli episodi, mi avevano fatto pensare ad una band cotta e bollita,almeno dal punto di vista creativo, visto che on stage sono sempre stati impeccabili.
E poi, dopo tanto silenzio, ecco questa botta: Backspacer!!!! Un ritorno alla semplicità,all'esser diretti e a fare ottimo rock and roll con ritrovata ispirazione.
Il disco si stabilizza su di una mezzora abbondante di durata e la caratura dei brani è davvero alta, nessun filler, ma ottimi pezzi che sicuramente supereranno anche la prova del tempo, almeno per 4 o 5 di loro.
Il trittico iniziale Gonna see my Friend/Got Some/The Fixer non fa prigionieri, un attacco a testa bassa, semplice, diretto, dannatamente rock dove sono le chitarre e la voce incazzata di Vedder a dettare legge, come  ai tempi di Spin the Black Circle o State of Love and Trust. Il primo pensiero è stato un accostamento agli Who, band che tra l altro è osannata e spesso omaggiata dai PJ.
Un altro gradito ritorno al passato è stato l'affidare la regia a Brendan O Brien, storico produttore, che ha sempre saputo tirar fuori il meglio dalle canzoni dei Pearl Jam, soprattutto agli esordi, caratterizzando cosi il loro sound.
Andando avanti con l'ascolto ci imbattiamo in quel piccolo capolavoro di Just Breath, l'appendice dei viaggi di Johnny Supertramp nelle Terre Selvagge. Un ritorno all'intimità ed al calore della chitarra acustica, impreziosita da un quartetto d'archi e dalla magica voce di Vedder che in questa canzone si lascia andare alla sua personale riflessione nei confronti di chi lo ama e gli sta vicino giorno per giorno( yes I understand that every life must end ah ohhh/as we sit alone,I know someday we must go ah ohhh/I'm a lucky man to count on both hands the ones I love/ Some folks just have one/Others they got None)
E' tempo di bilanci per le rockstar quarantenni? sembra proprio di si, vista che anche la conclusiva The End sembra un amaro e disincantato resoconto di chi  è arrivato al giro di boa e lascia il sigillo sul passato, pronto per affrontare quello che gli si para davanti.(Before I disappear,Whisper in my ear,Give me something to echo in my unknown futures ear).Che sia l'epitaffio della carriera dei Pearl Jam?
Tra i miei pezzi preferiti vorrei citare Force of Nature, pregna di epicità soprattutto nel suo chorus da "live act", ma anche nei testi che evocano la volontà di chi è disposto a sfidare persino la forza della natura, pur di raggiungere il proprio obbiettivo.
Senz'altro Backspacer è un disco importante per i PJ, un disco che ha rivalutato le ambizioni della band, ma anche del mondo rock in generale, dove finalmente sono tornate in primo piano le chitarre a ruggire la propria rabbia. Solitamente chi supera i quarant'anni tende a rallentare i toni della propria musica, fanno inversione di marcia gli ex "grunge heroes" che invece ritrovano la voglia di alzare il volume dell'ampli e darci dentro come quando suonavano nei garage di Seattle!
http://www.pearljam.com/
http://www.pearljamonline.com/ (Italian Site)

lunedì 7 marzo 2011

Welcome to Sky Valley Kyuss (Elektra Records 1994)













Dopo aver fatto conoscere al mondo i devastanti effetti della loro musica lisergica, grazie a Blues for the Red Sun, i Kyuss passano sotto major e danno alla luce Welcome to the Sky Valley, a detta di molti la vera e propria bibbia dello stoner sound.
Rispetto al folgorante debut  troviamo la dipartita di Nick Olivieri al basso, prontamento sostituito da Scott  Reeder, vecchia conoscenza della scena Doom Metal anni'80. La dipartita di Nick toglie quel tocco acido ed anfetaminico al sound dei Kyuss, regalando un ammorbidimento generale dei suoni, angoli più smussati e un ammiccamento verso lidi più melodici, anche se tutto questo è da prendere con le pinze, visto che WTSV non è un disco commerciale o di facile ascolto, anzi richiede parecchia concentrazione per inoltrarsi nelle trame intricate di questo "Desert Sound".
Se il Sole rosso cremisi era l'immagine che veniva evocata nel precedente album, ora cit roviamo davanti a paesaggi crepuscolari, evocati da sonorità più cupe ed introspettive, come ben testimonia la cover del disco,un fascio di luce che evidenzia un cartello in mezza al Nulla di una polverosa highway americana.
Sky Valley è composto da tre suite formate da tre brani ciascuna( tranne l'ultima che è di quattro) e si apre con Gardenia, un mid tempo saturo che ormai è diventato un classico per i Kyuss, grazie al suo wall of sound che pare un caterpillar inarrestabile cosi come la "assurda" Supa Scoop and Mighty Scoop, impossibile da decifrare per i suoi cambi di tempo e le sue sferzate hard rock imbottite di acidi. Tra i vari passaggi si possono percepire sonorità che poi saranno sviluppate da Josh Homme nei suoi Queens of the Stone Age, perchè dciamolo, l'alchimia che si era formata tra i quattro era qualcosa di unico, ma che poi esauritasi è riuscita ad andare avanti e svilupparsi sotto altre forme e gli echi lasciato dai Kyuss sono percepibili anche nel decennio successivo la loro scomparsa.
100 Degrees potrebbe essere la copia di Green Machine con il suo incedere da headbanging, mentre il contrasto lo fa Space Cadet, onirica ballata che ci porta in una dimensione surreale, avvolta da calde e voluttuose spire ed evoca lontani e remoti paesaggi lunari.
Il seguito è un esaltante Demon Cleaner, giusto connubio tra melodie ed impatto, sicuramente il mio pezzo preferito, davvero lisergica ed ammaliante dove John Garcia da il meglio di se, sfoderando una grande prova vocale ( http://www.youtube.com/watch?v=aLdOlzIRCdk&feature=related ) e traghettandoci verso l'ultima parte di questo album, destinato a diventare un classico senzatempo.
Personalmente apprezzo molto di più Sky Valley, rispetto al suo predeccessore, vuoi per l'appeal più melodico, vuoi perchè è grazie a questo disco che ho conosciuto i Kyuss, ma devo dire che non riesco a trovare un momento di stanca nell'ascolto di questi brani, dandomi la sensazione di trovare sempre qualcosa di nuovo ogni volta che lo ascolto....
Purtroppo dopo questo album ,i Kyuss iniziarono la loro parabola discendente che li porterà ad incidere un altro disco per poi sciogliersi e dividere i musicisti in una diaspora di progetti musicali  e ad una recente reunion, senza però Josh Homme, impegnato con i suoi Queens of the Stone Age, anche se la magia di questi album non è più stata ricreata!
http://www.facebook.com/group.php?gid=2202342541

giovedì 3 marzo 2011

Blues for the Red Sun Kyuss (Dalì Records 1992)













Lo Stoner rock (o stoner metal[4]) è un sottogenere dell'heavy metal,[5][6] caratterizzato dalla commistione di elementi e influenze da parte di generi quali rock psichedelico, blues-rock, heavy metal classico e doom metal. Generalmente lo stoner metal presenta ritmi lenti e chitarre da accordature basse, costante presenza di un possente ed esaltato basso elettrico,[7] voci melodiche, e una produzione 'arretrata' e di vecchio stampo ( da Wikipedia)
Mi sembrava d'obbligo introdurre cosi Blues for the Red Sun, una pietra miliare per la musica rock degli anni'90 che ha fatto da musa ispiratrice per decine di band, creando cosi un movimento che tutt'oggi vanta proseliti sparsi in tutto il globo.
Ma partiamo dall'inizio ovvero quattro musicisti innamorati delle sonorita Seventies, delle sostanze psicotrope e del deserto, perchè Palm Springs, ovvero la città da dove provengono, questo offre e per fugare la noia cosa c'è di meglio di lunghe  ed intense jam sotto il sole cocente con la mente stravolta dagli allucinogeni! Ecco come nasce questo Blues per il Sole Rosso, un enorme disco infuocato che cala sulle loro teste e da vita ad una delle migliori band che siano uscite verso la fine dello scorso millennio.
BFTRS non è un disco di facile ascolto, anzi è dannatamente ostico con i suoi suoni compressi, lunghe fughe strumentali a metà tra riff hard e dilatazioni psichedeliche, ma piano piano entra in circolo come un mantra e riesce a rapire l'ascoltatore che si ritrova catapultato in un vortice cremisi di potenza, stavolgimento e melodia, si quella melodia che fa sempre capolino tra le urticanti accelerazioni anfetaminiche di Mondo Generator o i lunghi strumentali di Apothecaries'Weight, ma attenzione, qui è inutile parlare di canzoni singole, ma si deve prendere tutto il pacchetto completo e cercare di seguire un filo conduttore, se davvero c'è, nei meandri di questo disco. Forse l'unico episodio che può essere riconducibile alla tradizionale forma-canzone è Green Machine, vero caterpillar da headbanging puro, ma per il resto è un lungo trip degno delle grandi band dei seventies!
Perchè diciamocelo francamente, i Kyuss non inventano nulla di nuovo, ma stravolgono quello che hanno per le mani, come Josh Homme che crea il suo sound particolare attaccando la chitarra ad un ampli per il basso, per distorcere ancora di più il suono, ma è l achimia generale che si crea tra i quattro ad essere la formula vincente, cosi come l'azzeccatissima prova vocale di John Garcia o il basso pieno e corposo di Nick Olivieri, forse il più punk-oriented del gruppo.
Da qui in poi inizia una breve ma intensa carriera per i Kyuss, destinati a lasciare una traccia indelebile, frammentandosi poi in miriadi di bands e side project più o meno validi, anche se lo scossone che diede Blues... lascia echi che tutt'oggi si ripercuotono nelle più malate e morbose sfere dell'underground mondiale.
Lasciatevi ammaliare dal Blues per il Sole Rosso!!!
www.myspace.com/kyussmyspace
http://it.wikipedia.org/wiki/Kyuss
http://www.perkele.it/  (portale dedicato al mondo dell stoner)