martedì 28 giugno 2011

Dust Screaming Trees (Epic Records 1996)













Solo pochi giorni fa mi è capitata tra le mani la copia in vinile di questo album, l'ultimo della carriera, di una delle band più sottovalutate degli anni'90: The Screaming Trees!
Ovviamente non me la sono lasciata scappare, andando così a sostituire la versione su cassetta,rigorosamente registrata, in un epoca lontana, dove parole come download, mp3,filesharing erano ancora a venire.
Ad ogni modo i ricordi sono volati ad una quindicina di anni fa, quando nell'etere imperversavano le sonorità provenienti da Seattle e purtroppo gli ST fuorno uno dei gruppi di secondo piano, troppo sfortunati per poter spartire il podio con Pearl Jam, Alice in Chains o i sopravvalutatissimi Stone Temple Pilots.
In effetti il sound della band guidata dai fratelli Conner e da Mark Lanegan non aveva quel appeal immmediato, ma musicalmente hanno sempre realizzato ottimi album, in particolare Dust.
Un suono complesso, adulto e raffinato che probabilmente era troppo "old fashioned" per i gusti dei ragazzi di allora, un suono che attingeva a piene mani nella psichedelia anni '70 e nel folk progressive; suoni che accostavano tranquillamente Beatles e Jethro Tull, Led Zeppelin e Doors, senza dimenticare il Seattle Sound che imperversava all'epoca.
Ma allora perchè fallì e decretò lo scioglimento della band qualche anno dopo? A mio avviso gli ST si sfilacciarono parecchio nel periodo pre-Dust, impegolati in progetti paralleli, vedi i dischi solisti di Lanegan o il side project dei Mad Season( ne parlerò di quel meraviglioso album), che portarono si nuove idee, ma stravolsero il sound originale della band, soprattutto Lanegan, ansioso di percorrere nuove strade artistiche.
Ad ogni modo questo album è pieno di ottimi pezzi, dai "grunge-oriented" All I Know e Dying Days (presente Mike Mccready dei Pearl Jam come guest) fino alle cupe Traveller e Look at You, decadenti e malinconiche, impreziosite dalla meravigliosa voce di Lanegan, pronto a gettare le basi per la sua futura carriera solista.
L'opener Halo of Ashes è impreziosita dal suono del sitar, strumento che farà capolino diverse volte, un retaggio molto Seventies, cosi come il mellotron nell'assolo di Sworn and Broken, forse uno degli Highlights dell'intero album, insieme all'epitaffio finale di Gospel Plow che sembra uscita da una session di registrazione dei Mad Season(ancora loro...).
La malinconia è un elemento che ci prende per mano per tutta la durata dell'album, complice anche il songwriting di Lanegan, un vero poeta, ossesionato dal suo viaggio introspettivo e nella continua battaglia per sconfiggere i suoi demoni personali frutto dei suoi vizi.
C'è molto di più di quello che si pensa in questi solchi, ma soprattutto un senso di rammarico, perchè sarebbe potuto essere un ottimo disco di transizione: la fine di un epoca per iniziarne un altra, ed invece Dust è il sigillo sulla carriera di una grande band che però ha raccolto poco.
Ironia della sorta, il loro catalogo è stato rivalutato grazie alla carriera solista di Lanegan, mentre i suoi compagni di viaggio si sono eclissati nell'oblio del tempo.
Date un ascolto a Dust, ne vale davvero la pena!
www.myspace.com/screamingtrees


Nessun commento:

Posta un commento