lunedì 26 settembre 2011

Temple of The Dog - Temple of the Dog (A&M Records 1991)

















Wanna show you something like
The joy inside my heart
Seems I've been living in the temple of the dog
Where would I live, if I were a man of golden words?

(Man of Golden Words-Mother Love Bone)
Siamo a Seattle, periodo fine anni Ottanta e c'è molto fermento nella scena musicale, che a dire il vero è sempre stata molto attiva in questo ambito, nonostante non sia una metropoli come Los Angeles o New York. Tra le bands che più si mettono in mostra in quel periodo si notano i Mother Love Bone, un ottima ed originale hard rock band, guidata da un personaggio, nel vero senso del termine, chiamato Andrew Wood. Grazie al suo carisma, la comunità rock si catalizza intorno alla sua figura, si organizzano serate, jam session, concerti e la diffusione di idee e musica tra le band di Seattle è reciproca. Qualcosa di nuovo sta nascendo.
Ma Wood ha un brutto vizio che si chiama eroina e la notte  del 16 marzo 1990 il suo cuore cessa per sempre di battere in seguito alla solita e maledetta overdose. I MLB si sciolgono e dopo un periodo di transizione Stone Gossard e Jeff Ament, rispettivamente chitarra e basso, decidono di ritornare a suonare e riformare una band.
Nel frattempo uno dei migliori amici di Wood, Chris Cornell,cantante dei Soundgarden, decide di realizzare un tributo all'amico scomparso, mettendo in musica alcune canzoni che aveva scritto subito dopo la morte del cantante con l'intento di realizzare un EP a scopo benefico.
Proprio gli ex MLB Ament e Gossard vengono reclutati e si inizia a provare e registrare e, come la buona tradizione vuole quando ottimi musicisti si incontrano, le idee vengono ampliate ed il semplice EP diventa un disco vero e proprio capace di diventare un oggetto di culto negli anni a seguire.
L'iniziale Say Hello to Heaven è il personale tributo scritto da Cornell al suo amico scomparso, è una ballata elettrica che deve tanto ai Mother Love Bone quanto al padrino musicale di Seattle, Jimi Hendrix. Le parole scritte da Cornell sono tanto sincere quanto toccanti e proprio il cantante  dei Soundgarden raggiunge picchi elevatissimi con la sua voce.
La successiva Reach Down è un granitico hard rock blues che dura oltre i dieci minuti e la band dà libero sfogo alla propria velleità musicale, infarcendola di assoli inframezzati da parti slow e parti più tirate. Proprio in questo pezzo la parte del leone la fa Mike McCready, futuro chitarrista dei Pearl Jam.
Il singolo estratto da questo album è Hunger Strike, forse il pezzo più famoso, ma anche quello più semplice e diretto: una ballad elettrica costruita su un arpeggio iniziale e semplici accordi, mentre la strofa viene ripetuta quattro volte in un continuo crescendo tra l'alternarsi delle voci di Chris Cornell e di uno sconosciuto surfer di San Diego, Eddie Vedder, da poco entrato nella embrionale line up dei Pearl Jam, ormai prossimi anche loro al debutto discografico.
E proprio nella successiva Pushin Forward Back, scritta da Gossard e Ament, esce la vena musicale che caratterizzerà proprio i Pearl Jam: una potente cavalcata hard rock con il trademark del suono che renderà famosa Seattle negli anni a venire.
La malinconica Call me a Dog è un altro highlight dell'album: una meravigliosa ballad dal sapore southern impreziosita dagli arrangiamenti di piano e da un Chris Cornell che va a toccare le corde emotive dell'animo.
But when it's my time to throw the next stone
I'll call you beautiful if I call at all
And when it's my time to call your bluff
I'll call you beautiful or leave it alone
You call me a dog
Well that's fair enough
It doesn't bother me as long as you know
Bad luck will follow you
If you keep me on a leash and
You drag me along

La successiva Times of Trouble, oscura e malinconica ballad è la personale denuncia di Cornell contro l'eroina, un demone che ha strappato la vita ad un amico e purtroppo nel corso degli anni mieterà molte altre vittime illustri all'interno della comunità di Seattle.
Anche qui Cornell si lascia andare ad una lucida e spietata condanna verso l'arrendevolezza ed il buttarsi via nei confronti di chi spezza la propria vita con l'eroina. L'esperienza di Andrew Wood  lo ha toccato nel profondo e le sue parole sono più dirette che mai.
When the spoon is hot
And the needle's sharp
And you drift away
I can hear you say
That the world in black
Is upon your back
And your body shakes
So you ditch away
And you close the shades

Don't try to do it
Don't try to kill your time
You might do it
Then you can't change your mind
You've got a hold on to your time
Till your break through these
Times of trouble
I saw you swinging
Swinging your mother's sword
I know you're playing but
Sometimes the rules get hard
But if somebody left you out on a ledge
If somebody pushed you over the edge
If somebody loved you and left you for dead
You got to hold on to your time till you break
Through these times of trouble

Dopo un pezzo così, il disco ha un calo di intensità e si ha l'impressione che i restanti brani siano più una questione di minutaggio, tanto sono deboli rispetto alla prima parte, anche se la "prison song" Four Walled Wall si lascia ascoltare volentieri ed aiuta ad arrivare in fondo all 'album.
Dopo questa esperienza estemporanea le carriere di Soundgarden e Pearl Jam decollarono rendendoli protagonisti dei tanto travagliati anni Novanta, ma il ricordo di questo tributo e soprattutto di Andrew Wood rimarrà indelebile nei cuori dei musicisti, tanto che, a distanza di anni la sua memoria è ricordata da tutti con sincero affetto e commozione, come lo dimostra l'esecuzione dal vivo di qualche perla dei Temple of the Dog durante i set di PJ e Soundgarden....Say Hello to Heaven...Andy!!!
I never wanted
To write these words down for you
With the pages of phrases
Of things we'll never do
So I blow out the candle, and
I put you to bed
Since you can't say to me
Now how the dogs broke your bone
There's just one thing left to be said
Say hello to heaven


sabato 17 settembre 2011

Elsie The Horrible Crowes (SideOneDummy 2011)











“I was a man of great sympathy when I loved you baby/ But tonight all my sympathy is gone
Istruzioni per l'uso: prendete la vostra copia in vinile di questo album, fatelo girare sul piatto lasciando che la musica si diffonda nell'ambiente, prodigatevi di aver abbassato per bene le luci e di aver a portata di mano le sigarette ed un buon rum invecchiato e dal  sapore forte. Ecco ora siete pronti per immergervi nell'ascolto di Elsie, il primo lavoro degli Horrible Crowes.
A molti questo monicker potrà dire meno di zero, ma dietro questo bizzarro nome si cela la figura di Brian Fallon, non solo mente dei The Gaslight Anthem, ma anche uno dei migliori songwriter in circolazione. Ad accompagnarlo in questa avventura "quasi" solista, l'amico di lunga data e roadie dei TGA Ian Perkins che si cimenta con chitarre, percussioni ed Hammond.
Dopo aver dato le fondamentali nozioni tecniche, immergiamoci in questo lavoro davvero affascinante e ricco di spunti, un disco pensato a lungo, lontano dai soliti side-project che nascono dalle sbronze tra compagni di tour, ma che viene concepito come tributo alle atmosfere noir e decadenti di Lou Reed, Tom Waits, Nick Cave, Dylan,Mark Lanegan e lo Springsteen più cupo e solitario.
Ma Fallon ha una grande arma da giocare: la sua incredibile capacità di comporre canzoni  vere, di tramutare in parole esperienze reali che ha passato sulla propria pelle. E viene da pensare quanto abbia da dire, nonostante la sua giovane età. E vien da pensare come il suo songwriting sia cosi maturo e profondo, cosi vibrante e sincero tanto da far smuovere il Boss in persona per passargli il testimone di "storyteller" americano.
Questo non è un disco da singoli episodi ( nonostante il primo estratto,la "springsteeniana" Behold the Hurricane" sia un pò più easy listening), ma è un lungo viaggio dove Fallon mette a nudo se stesso e racconta il suo personale vortice tra amori infranti, dipendenze ed una vita da strada percorsa chilometro dopo chilometro, fino alla redenzione finale, ad una ritrovata fede in qualcosa di superiore che lo ha rimesso in carreggiata.
La sua voce, a volte cupa, a volte sgraziata e spezzata dalla disperazione è forse lo strumento migliore di tutto l'album, il vero termometro degli umori sviscerati canzone dopo canzone. Andate ad ascoltarvi  Go Tell Everybody o Cherry Blossom e sentirete i vostri timpani lacerarsi mentre aleggia nell'aria il fantasma di Tom Waits. Poi fatevi medicare da Black Betty and The Moon e Blood Loss e godetevi l'ultimo tiro di sigaretta sulle note di I Believe that Jesus Brought Us Togheter, ecco li capirete che che Elsie lascia il segno e sconvolge le emozioni.
Certo i fans dei Gaslight Anthem non troveranno il (punk) rock dei loro beniamini, ma in questo album c'è molto più rock che in altri luoghi dove viene cosi facilmente sbandierato. Qui c'è un attitudine vera ed onesta che vi affascinerà se solo avrete voglia di andare sino in fondo!
www.thehorriblecrowes.net
thehorriblecrowes.blogspot.com
www.cassettesinthemailbox.blogspot.com ( è il blog personale di Brian Fallon)

giovedì 1 settembre 2011

Nevermind Nirvana (Geffen Records 1991)











Esattamante vent'anni fa  faceva capolino nei negozi la copertina di questo album, raffigurante un neonato che nuotava nel blu inseguendo una banconota. Era la cover di Nevermind, il secondo album dei Nirvana, destinato a vendere venticinque milioni di copie e diventare un manifesto generazionale degli anni Novanta.
La band, un trio guidato dal cantante e chitarrista Kurt Cobain, autore di musica e testi, dal bassista Kris Novoselic e da uno sconosciuto Dave Grohl alla batteria, qualche anno prima si era fatta conoscere nell'underground indie-punk grazie al debutto Bleach, un disco rozzo ed abrasivo, ma con buone idee che devono essere ancora sviluppate.
Con Nevermind si raggiunge la perfezione, confezionando un album diretto e semplice, con melodie che strizzano l'occhio al pop, ma rimangono ben salde al background rock della band.
Inutile dire che da questo disco vengono estrapolati numerosi singoli ed i relativi video vengono passati in heavy rotation sui principali canali musicali, MTV docet, catapultando i Nirvana, da semplice band del circuito indie a rockstar di livello mondiali capaci di riempire arene e festival.
Ma grattando la superficie "patinata" di questo disco ( complice una produzione superlativa di Butch Vig) si scopre che c'è molto di più di una manciata di singoli da alta classifica, c'è qualcosa di vero, che nasce più che dal cuore, dalla pancia di un musicista che la vita ha irrimediabilmente segnato e, grazie alla  musica riesce a sfogare il  malessere e la  rabbia. Le sue emozioni, suo malgrado, diverranno il manifesto di una generazione frustrata e disagiata e Kurt Cobain sarà il simbolo di questa nuova rivolta che parte dal basso, dalle provincie americane più oscure per poi espandersi un pò ovunque.
Smells like teen Spirits è la canzone simbolo, pochi accordi che deflagrano in una violenta quanto coinvolgente rabbia collettiva, come testimonia il videclip. Here we are now, entertain us ovvero "Eccoci qui, fateci divertire" urla Kurt Cobain; il grido disperato di chi si è arreso alla noia ed alla alienazione.
Lithium, In Bloom, Come as You Are sono i successivi singoli destinati a passare alla storia, soprattutto quest'ultima costruita su un giro di basso immediato che farà breccia in molti,a dispetto di un testo cupo che parla della difficoltà di instaurare rapporti con il prossimo da parte di Kurt Cobain.
Per trovare l'impatto e la violenza sonora però ci si deve buttare in Breed e Territorial Pissings, dove la batteria di Grohl sovrasta tutto, tanto è tellurica e le urla di Cobain sono lancinanti, soprattutto nella seconda con quel grido disperato Gotta Find My Way.
Nel disco ci si imbatte anche in passaggi più intimi, acustici dove l'angoscia si fa strada come in Polly,semplici frasi smozzicate per raccontare uno stupro o la finale Something in the Way dove Cobain mette a nudo tutto se stesso con parole sussurrate e leggeri accordi di chitarra accompagnati da un mesto violoncello. Questo pezzo è una lenta discesa verso l'oblio, la chiusura di un album che a dispetto del suo successo e della sua commerciabilità nasconde tutta l'inquietudine di un uomo.
E da questo successo cosi improvviso che la rabbia del cantante aumenta, le sue canzoni sono un modo per lui di mettere a nudo le sue angosce e le frustrazioni, ma vedendole cosi mercificate la reazione è quella di totale rifiuto, rinchiudendosi sempre più in se stesso e nelle sue dipendenze.
Nevermind è diventato un icona della musica, il manifesto dei Nineties e di quel "grunge" che andava cosi di moda. Nei suoi solchi migliaia di giovani hanno trovato le stesse irrequietudini , le stesse paure e le difficoltà di affrontare il mondo, ma soprattutto hanno trovato qualcosa di vero, sincero in cui rispecchiarsi ed immedesimarsi. La storia si ripete, come quindici anni prima il punk rock aveva scosso le masse con la stessa formula, nel 1991 ecco la scintilla che fa ripartire l'incendio.
Pietra miliare.....
http://www.nirvana.com/
http://www.nirvanaitalia.com/
www.myspace.com/nirvana