sabato 17 gennaio 2015

...Honor is All We Know Rancid (Hellcat Records 2014)













Beh diciamo che questo 2014 che si è appena concluso non è stata una grande annata per il punk rock, visto che tra le centinaia di uscite che hanno contraddistinto il settore, ben poche hanno fatto la differenza. Chi ha , diciamo, monopolizzato l'attenzione però sono stati i Rancid, con l'annuncio della release di un loro album, nove anni dopo Let the Dominoes Fall, ultima fatica discografica della band di Berkeley.
In questo lasso di tempo i componenti dei Rancid non è che siano spariti dalla circolazione, preferendo concentrarsi sui propri progetti paralleli, tipo Lars Frederiksen con i suoi Old Firm Casuals, Tim Armstrong con i suoi side projects alla ricerca delle sonorità roots reggae e ska (e anche una rehab da alcol nel mezzo) e Matt Freeman con il rockabilly dei Devil's Brigade.
Riunite le forze ancora una volta ecco spuntare fuori questo Honour Is All We Know, mezz'ora di punk rock sparato in faccia come un treno in corsa che non lascia nemmeno il tempo per fiatare.
Ecco quindi rincorersi le sonorità settantasettiane con scariche di punk/hardcore ben amalgamate nello stile dei Rancid, che nonostante gli anni passino per tutti, non perdono un'oncia di cattiveria, aggressività e attitudine.
Si parte con Back Where I Belong, giusto per legittimare la leadership nel gotha punk rock per poi passare al primo anthem del disco. Raise you Fist, inno punk Oi che  trasuda birra e Sham 69.
La voce roca di Tim Armstrong si alterna al ruggito di Lars Frederiksen e, grazie alla supervisione di Mr. Brett Gurewitz, i suoni sono potenti e precisi soprattutto le linee di basso di Matt Freeman, che in pezzi come la title track, disegna linee impazzite e veloci, confermandosi cosi uno dei migliori bassisti in circolazione.
Una cosa che ho sempre apprezzato dei Rancid è la loro capacità di scrivere grandi testi che raccontano semplici storie di vita e di strada, diapositive urbane ricche di personaggi che popolano le città e le provincie americane.
E' il caso di In The Streets, Face Up o Diabolical, affreschi metropolitani che in poche e semplici linee, hanno la forza di raccontare storie di violenza, degrado, ma anche solidarietà e speranza.
La speranza e la rabbia sono i pilastri su cui è costruita la title track, forse il pezzo migliore del disco, tra le sue intricate linee di basso, l'appeal melodico ma allo stesso tempo rabbioso, contraddistinto dall'alternarsi di Lars e Tim alla voce.

Don’t change a goddamn thing, hold your head up high
When the hard times come, we have the strength to defy
Believe in yourself, let the arrow leave the bow
Honor is among us, honor is all we know


The night has come and we no longer see
Better days around the corner, for you and me
Receive the horizon dawn’s golden glow
Honor is among us, honor is all we know



It takes courage to make it in this land
So don’t forget, but forgive every man
And prosperity’s river it will forever flow
Honor is among us, honor is all we know
Il retaggio ska è ancora presente e anche se non c'è la bomba commerciale alla Time Bomb per intenderci, Evil Is My Friend  ed  Everybody's Suffering non sono da considerarsi hit minori, ma hanno il ritmo ed il tiro giusto per coinvolgere sia in sede live che nelle dancehall, soprattutto la seconda che suona come un vero e proprio tributo agli Specials.
In sostanza Honour Is All We Know è un ottimo ritorno per i Rancid, volutamente breve di minutaggio per non essere riempito di filler e abbassare l'adrenalina. E' un disco che va diritto là dove deve colpire, suonato da musicisti che ormai cavalcano l'onda da vent'anni e non vogliono fare un passo indietro mantenendo sempre alta la bandiera del punk rock.
Sicuramente non sarà un capolavoro epocale come And Out Come The Wolves ma si lascia ascoltare che è un piacere e sarà difficile farlo scivolar fuori dal vostro stereo per fargli prendere polvere su qualche scaffale.
Bentornati!!!!
www.rancidrancid.com
www.facebook.com/rancid
Rancid – ...Honor Is All We Know (Spotify)



sabato 3 gennaio 2015

Stavolta Come Mi Ammazzerai? Edda (Niegazowana Records 2014)













"Vaffanculo, è bellissima!"  E' l'esclamazione tra il commosso ed il divertito di Stefano Rampoldi, in arte Edda, alla fine dell'intensa esecuzione di Stellina e rispecchia fedelmente la spontaneità e la voglia di fare che permeano questo terzo album della carriera solista dell'ex cantante dei Ritmo Tribale.
Stavolta Come Mi Ammazzerai. citazione colta da una battuta di un film noir Anni Settanta, è l'apice della nuovo cammino musicale di Edda, un titolo crudo e spietato che fa da contraltare alla candida immagine famigliare del cantante milanese messa in copertina ed è il continuum di quella ricerca interiore che lo ha portato a mettere i propri sentimenti e le proprie angosce a nudo  iniziata nel 2009 con il suo ritorno sulle scene.
In questo lavoro non si pone limiti e va diretto al punto, toccando tasti emotivi profondi come gli affetti famigliari, pilastri fondamentali che possono diventare opprimenti. Ecco quindi la rabbiosa Pater rivolta ad un padre assente e Mater rivolta ad una madre troppo attaccata che non ha mai saputo capire il figlio. Un fratello distante ed una sorella morta prematuramente dipingono il quadro di Coniglio Rosa, anche se alla fine Stefano, nonostante la sua "famiglia di dannati" dichiara che "i Rampoldi li ha sempre amati".
Diciassette canzoni, un disco lungo, estremamente eterogeneo che riporta Edda dove aveva chiuso anni fa: la musica rock, intesa nel suo modo più semplice e basilare, ovvero basso-batteria-chitarra e poi la  voce, la sua, tornata potente e grintosa, come in Stellina o Mademoiselle, una strizzata d'occhio al resto dei Tribali in giro, come per dire "Io sono pronto".
Ma ci sono anche momenti dove scava nel suo intimo e cerca risposte ad un amore che logora (Dormi e Vieni con il suo angosciante "non mi lasciare sola") e ad uno che finisce (Tu e le Rose), mentre Saibene ha la forza di strappare lacrime tale è l'intensità di questa piano ballad.
La sua è una terapia messa in musica, dove sembra che voglia insozzarsi di brutture e negatività(HIV, Ragazza Porno, Puttana da 1 Euro) per cercare una redenzione. Un viaggio duro e faticoso scritto con quel suo modo particolare di creare testi, a volte insolente, a volte viscerale ma che non lascia mezze misure, o lo si ama o lo si odia.
Confesso che non è stato facile scrivere questa recensione, visto che ad ogni ascolto avevo miriadi di sensazioni che mi giravano in testa a riguardo. Ed è proprio questo il bello di Stavolta Come Mi Ammazzerai, un disco che chiede di essere ascoltato e capito regalando così sfumature nuove ogni volta che si deciderà di mettere il disco sul piatto.
Ah dimenticavo...è anche il miglior disco di questo 2014 appena conclusosi..ma questo me lo confermerete voi!
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